
Tragedia in quota: guida svizzera muore per sfinimento

CAMPO BASE EVEREST, Nepal -- Dopo la scoperta felice della vittoria di Mario Merelli al Lhotse è arrivata al campo 2 dell'Everest un'altra notizia, questa volta molto più triste. Una guida svizzera, amico di "Gnaro" Mondinelli, è morta a 8.500 metri, mentre scendeva dalla cima della montagna.
Qualcuno si ostina a considerarla una "gita" per il grande pubblico. Ma l'Everest è sempre l'Everest: l'imponente, altissima e scostante montagna più alta del mondo. Paradossale che i primi a calcarne la cima, in questa stagione, siano state ancora una volta le spedizioni commerciali. Tragico, l'epilogo della prima giornata di vette: la morte della guida svizzera Gianni Golz. Un ragazzo ticinese con sei ottomila all'attivo. Che lassù, era arrivato senza ossigeno.
Golz aveva 45 anni. Era originario della Valle Maggia, nel Canton Ticino. Ed era grande amico di Gnaro Mondinelli, che ieri, orgoglioso dell'impresa compiuta da Golz, aveva annunciato che l'amico era uno dei pochi ad essere andato in vetta senza ossigeno.
Questa mattina, da campo 2, sempre Mondinelli ha dovuto riferire la triste notizia della sua scomparsa. Secondo le voci dell'Everest, Golz sarebbe morto di sfinimento, ieri, durante la discesa dalla vetta. Si trovava sul Balcone, a circa 8.500 metri di quota. Si è accasciato a terra, e non si è più rialzato.
Non era solo. Faceva parte della spedizione commerciale di Kari Kobler. Con lui, al momento della crisi, c'erano diversi compagni. "Gli hanno dato ossigeno - racconta Mondinelli - gli hanno dato medicinali. Ma non c'è stato nulla da fare. Oggi hanno recuperato il suo corpo e l'hanno portato a Colle Sud, alcuni sherpa stanno salendo per prenderlo e portarlo al campo base".
Golz aveva grande esperienza d'alta quota. Prima di questa spedizione, aveva salito ben 6 ottomila: Gasherbrum II, Manaslu, Cho Oyu, Shisha Pagma, Broad Peak e Dhaulagiri. E sapeva a chi andava incontro: l'Everest, la montagna più alta del mondo.
"Come andrà a finire nessuno lo può sapere - aveva detto Golz prima di partire -, su queste montagne l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Ma continuerò a scalare fin tanto che avrò dentro di me questa passione per la montagna, l’avventura e le scoperte".
La sua passione l'ha portato in vetta al suo settimo, difficile ottomila. Con il bel risultato di averlo salito lealmente, e senza ossigeno. E l'ha lasciato lassù.
Ascolta Gnaro Mondinelli che racconta ad Agostino Da Polenza la vicenda
Guarda il racconto di Agostino Da Polenza
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